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Influencer a Venezia: caduta di stile o mossa necessaria?

Gli influencer al Festival di Venezia sembrano a quanto pare l’aspetto più chiacchierato dell’intera kermesse. Molti i premi conferiti, tante le star presenti a una serata che definire storica sarebbe riduttivo. Eppure, quest’anno hanno sfilato sul red carpet, fianco a fianco ai professionisti del settore, anche i rinomati (e ormai anche famigerati) influencer.

C’è innanzitutto da prendere nota dello scenario che si è palesato: tanto quanto rimane vivida nella memoria la presenza dell’intramontabile Cate Blanchett (in Italia per presentare Tàr), fatica a togliersi dalla mente anche l’immagine della proposta di matrimonio che Alessandro Basciano ha mosso nei confronti di Sophie Codegoni. I due influencer hanno infatti preceduto l’arrivo di Hugh Jackman che con il suo The Son si poneva come uno degli ospiti più attesi.

Questo, dunque, il simbolo della serata, la cartolina che testimonia un’edizione agrodolce dell’evento che quasi ha messo da parte la gloria per i vincitori a favore di tutt’altro tipo di discorsi. Il fattore influencer ha avuto un peso specifico notevole, per portata e qualità degli “interventi”. A molti di loro non era concesso entrare in sala ma altri hanno lasciato il segno, tanto che si sono levate voci molto pesanti che vanno a certificare (si tratta pur sempre di punti di vista, per carità) il declino definitivo del Festival di Venezia.

Influencer a Venezia

Alcuni dei motivi che adducono a questa teoria è certamente il fatto che c’è stata una chiara scelta di proporre, nel ruolo di protagonisti, delle pubblicità viventi. Il marketing su gambe ha quindi sfilato anche per dare al Festival stesso un indotto pubblicitario più grande possibile. Invitare chi è in vista sui social fa parte ormai del gioco e considerando la chiusura che il cinema italiano ha sofferto durante la pandemia non è una scelta da biasimare.

Andando a scavare nel retaggio filosofico che tutto questo assume, si può dire che comunque gli influencer al Festival di Venezia hanno cercato di celebrare lo stile italiano (la proposta di matrimonio può inserirsi in questo tipo di contesto culturale). Il Bel Paese da sempre racconta storie d’amore, matrimoni falliti e persone che si rincorrono tutta una vita. Bene, questo slancio romantico può essere visto come l’evoluzione ultima del concetto “apriamo Venezia agli influencer”.

Certo è che, da un punto di vista artistico, la loro presenza cozza con il contesto (e neanche poco) ma sembra una realtà, purtroppo o per fortuna, da dover prendere in considerazione. Fino a che il cinema non riprenderà i ritmi economici di un tempo tutto può contribuire a un miglioramento generale. Fermo restando che, chi entra in una sala, ha a mente solo e soltanto una cosa: vedere una sequenza di immagini che raccontano una storia. La pubblicità alla pubblicità, il cinema al cinema.

Federico Favale
Federico Favale
Anche da piccolo non andavo mai a letto presto. Troppi film a tenermi sveglio. Più guardavo più dicevo a me stesso: "ok, la vita non è un film ma se non guardassi film non capirei nulla della vita".

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