Con questo Il regno del pianeta delle scimmie, torna in sala dopo ben sette anni un nuovo film della saga reboot de Il pianeta delle scimmie. Dopo il successo di The War – Il pianeta delle scimmie (2017), questo franchise è riuscito ad allargare la sua fetta di pubblico, sempre più interessato alle vicende dei primati in lotta per la loro libertà e dominio sulla terra.
Grazie ad una narrazione interessante, a dei personaggi carismatici ed un buon utilizzo della CGI, i tre film precedenti sono stati largamente apprezzati sia dai fan di vecchia data del prodotto, sia da chi si interfacciava per la prima volta con questa storia. Ecco perché negli ultimi mesi si è parlato molto de Il regno del pianeta delle scimmie come uno dei titoli più attesi di tutto il 2024.
Il regno del pianeta delle scimmie: trama
Tre secoli dopo la morte di Cesare, il regno lasciato da questo grande sovrano dei primati è diviso in moltissimi clan. Molti di questi gruppi conoscono le antiche gesta di Cesare, altri invece ignorano completamente le vicende da lui compiute. Di questa seconda categoria fa parte il gruppo di Noa (Owen Teague), una giovane scimmia che insieme a Raka (Peter Macon) a all’umana Mae (Freya Allan) cercherà di salvare il suo popolo ridotto in schiavitù da Proximus Caesar (Kevin Durand).
Una nuova era per l’uomo e le scimmie
Dopo un commovente incipit che mostra i fastosi funerali di sua maestà Cesare, colui che ha portato le scimmie alla grandezza, si scorre veloci avanti nel tempo di oltre trecento anni. Il mondo è ora in mano ai primati, e l’uomo è relegato a vagare nelle foreste in piccoli gruppi senza neanche avere la capacità di esprimersi a parole. L’essere umano ha fatto dieci passi indietro nell’evoluzione, la scimmia invece ha continuato a progredire.
In questo clima post apocalittico dove le città sono ormai state inglobate dalla natura e a stento si nota il passaggio dell’uomo su quelle terre il bene ed il male continuano a scontrarsi. L’ultimo di questi ha preso le sembianze di Proximus, una scimmia che si è proclamata nuovo Cesare e che massacra e rapisce tutti i clan rivali con lo scopo di arrivare alla conoscenza umana.
Il regno del pianeta delle scimmie: un buon starting point per una futura nuova saga
Dopo gli ottimi due precedenti capitoli di Matt Reeves c’era non poca curiosità di vedere all’opera Wes Ball. Il regista aveva un compito non tanto facile, ovvero quello di prendere in mano l’eredità di Reeves e realizzare un nuovo punto di partenza con nuovi risvolti e nuovi personaggi del pianeta delle scimmie. Bisogna dire che nonostante le difficoltà del caso, Wes Ball realizza un buon film, un opera non esaltante come Apes Revolution e The War, ma che non spegne quella fiamma di curiosità che questi avevano tenuto accesa.
I personaggi buoni e cattivi funzionano bene, e nonostante il tutto cada in un già visto e rivisto questo non appesantisce il ritmo del film. La presentazione del clan delle aquile mostra un apparente pace nel mondo delle scimmie, mettendo in luce anche come queste abbiano ormai assimilato un ampio bagaglio di usi e costumi. Quì emerge Noa, l’erede di Cesare in tutto e per tutto. Questo non è infatti solo uguale nell’aspetto al suo predecessore, ma ne abbraccia anche la filosofia per via dell’incontro con l’orango Raka, ultimo di un antico culto è portatore della parola di Cesare, primo anziano della recente storia delle scimmie. Mae è invece una degli ultimi esseri umani ad avere ancora consapevolezza della propria natura di essere superiore, molto lontana da quegli uomini che ora abitano le foreste e si muovono come animali.
Effetti visivi e colonna sonora da grande blockbuster
Spostando l’attenzione su punti più tecnici, gli effetti visivi e speciali sono di primo ordine, i dettagli sulle caratteristiche fisiche dei primati sono davvero ben realizzati, così come i paesaggi e gli sfondi naturali all’interno dei quali si muovono i protagonisti. Wes Ball non è un semplice mestierante, e con qualche piano sequenza e vezzo registico riesce a fare decisamente meglio di quanto visto nei suoi lavori passati. Nulla da dire alle musiche di John Pesano, in linea con quelle del Michael Giacchino (Lost) per quanto non incisive e memorabili come quelle di quest’ultimo.
In conclusione
Il regno del pianeta delle scimmie è un ottimo preludio per il futuro della saga del franchise. Personaggi, trama e comparto tecnico (anche se non alla stragrande) funzionano. Il tutto si chiude in un ottimo finale, una conclusione che lascia aperti possibili risvolti e retroscena. Se il film avrà il successo sperato è certo il ritorno in sala di Noa e il regno delle aquile.