Quest’anno Il gobbo di Notre Dame, il 34° Classico Disney compie venticinque anni dalla sua uscita. Questo film, diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise si rivelò già dalla sua ideazione un progetto outsider rispetto ai tradizionali canoni della Disney.
Innanzitutto perché si trattava della trasposizione di un romanzo che tutto era fuorché rivolto ad un pubblico giovane, ovvero Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, testo dalle tinte gotiche e oscure, ben lontano nei toni dai testi che negli anni precedenti la Disney aveva trasposto sul grande schermo.
Già dai presupposti, quindi, Il gobbo di Notre Dame si annunciava come un progetto ben diverso dalle tradizionali opere che per circa sessant’anni avevano reso la Walt Disney Pictures la prima casa di produzione al mondo di cinema d’animazione.
Il risultato ha mantenuto le aspettative, tanto che Il gobbo di Notre Dame è senza dubbio uno dei classici Disney più oscuri e maturi di sempre. Parliamo di una maturità evidente sia nei contenuti che nella forma.
Il gobbo di Notre Dame: trama
Innanzitutto questo è un film che parla di deformità. Il protagonista, Quasimodo, è un reietto proprio per via del suo aspetto mostruoso, elemento ripreso direttamente dal romanzo di Hugo, ma alleggerito rispetto al materiale originale: infatti nel testo di partenza Quasimodo è anche sordo.
Il film tratta la deformità del protagonista oscillando dal ribrezzo – quello che provano le persone che lo vedono per la prima volta – ad empatia – quella che può provare lo spettatore per la maggior parte del film immedesimandosi nella sua condizione.
In questo il film non fa particolari sconti. La condizione di Quasimodo è narrata con lucidità, senza edulcorare eccessivamente il materiale d’origine. Non mancano scene forti che mettano in luce il disagio della sua condizione, la più famosa è la scena della sua umiliazione in pubblica piazza nella prima parte del film.
E per la prima volta la Disney rinuncia a regalare al protagonista un lieto fine a tutto tondo. Intendiamoci, il lieto fine c’è e alla fine di tutto Quasimodo avrà la sua rivincita.
Ma una delle linee narrative che lo riguardano maggiormente, quella del suo amore per Esmeralda, si concluderà con una “sconfitta” per il protagonista, dal momento che la ragazza si innamorerà di un terzo personaggio, al terzo vertice di un ideale triangolo amoroso, il capitano delle guardie Febo. Raramente la Disney ha trattato con tale realismo il destino sentimentale di un personaggio.
Esmeralda, la protagonista femminile, è in realtà il vero motore delle vicende, colei intorno a cui ruota gran parte della trama. È lei che farà conoscere a Quasimodo il suo reale valore, oltre ad essere l’elemento di maggior interesse nella seconda parte del film. Insieme a lei e a Quasimodo, il terzo personaggio al centro della storia è il villain, Frollo.
Frollo è, da un certo punto di vista, il reale protagonista del film. La sua permanenza sullo schermo arriva quasi ad eguagliare quella di Quasimodo, inoltre è uno dei personaggi che più di tutti hanno qualcosa da lasciare allo spettatore.
Si tratta di uno dei villain più complessi e realistici della storia della Disney. Non è mosso da ambizioni, da brama di potere o di conquista. A guidarlo sono impulsi umani, i più comuni che ci siano. La sua ossessione per Esmeralda lo spinge a compiere le azioni più crudeli ed è impossibile per lo spettatore non vedere in lui un individuo reale, come tanti ce ne sono nella nostra società.
Il coraggio degli autori della pellicola sta proprio nell’aver tracciato una figura così realistica, che esplicita in più di un’occasione le proprie intenzioni e mentre un pubblico più giovane coglie in lui l’emblema della malvagità, un pubblico più maturo legge tra le righe, arrivando a capire ciò che la storia vuole realmente raccontare.
Oltre alla sua ossessione, ad accompagnare Frollo è anche la sua devozione religiosa. Nella drammatica sequenza di apertura del film, sceglie di crescere Quasimodo perché intimorito da una possibile punizione divina per aver ucciso la madre del piccolo. E nel corso del film, lo sentiamo più volte rivolgersi a Dio ed evocare passaggi biblici, persino nel momento che anticipa il suo tragico destino.
Il gobbo di Notre dame: recensione
Nel romanzo di Hugo, Frollo era un arcidiacono, nel film si decise di trasformarlo in un giudice. Ma la critica alla religione, o meglio agli individui che invocano ipocritamente la religione è ugualmente presente.
L’iconografia religiosa accompagna l’intero film, in maniera filologica con la materia di partenza, tant’è che gran parte della solenne colonna sonora di Alan Menken si basa su canti gregoriani, che contribuiscono a sottolineare la sacralità dell’ambientazione.
Dopo Il gobbo di Notre Dame, la Disney non si è più spinta così in là. Pur veicolando, anche negli ultimi anni, tematiche complesse (un esempio è Zootropolis), non ha più saputo o voluto creare storie così oscure, villain così complessi e sottotesti talmente inusuali per un film rivolto prevalentemente ai bambini. Persino nel sequel, uscito unicamente in Home Video, la profondità dell’opera di partenza è stata abbandonata.
Questo fa di Il gobbo di Notre Dame un unicum, un’opera complessa e coraggiosa, nonché uno dei classici Disney che più di tutti può colpire sia i più piccoli che i più grandi.
Il gobbo di Notre Dame: Streaming
Il gobbo di Notre Dame in streaming è disponibile sulla piattaforma Disney Plus.
Per vedere Il gobbo di Notre Dame streaming è necessario abbonarsi a Disney Plus al costo di 8.99€ al mese oppure 89.90€ all’anno.