Il gabbiano è un film del 2018 diretto da Michael Mayer. Si tratta di uno degli adattamenti cinematografici tratti dal dramma borghese scritto dal drammaturgo sovietico Anton Čechov nel 1895.
Il film, che ha riscontrato un grande successo soprattutto nel continente americano, è disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video.
Il Gabbiano – Trama
Il gabbiano racconta le intricate vicende di una tipica famiglia borghese. La storia è ambientata nella campagna russa verso la metà del XIX secolo. Irina (Annette Bening) è un’ex attrice di successo che si reca, come tutti gli anni, nella dimora estiva del vecchio fratello Sorin (Brian Dennehy) per trascorrere le vacanze. Con lei, c’è il nuovo amante Boris (Corey Stoll), un giovane scrittore e poeta di fama internazionale.
Boris tuttavia non è l’unico uomo nella vita di Irina. Ad accompagnarla, infatti, c’è anche il figlio di nome Kostantin (Billy Howle). Quest’ultimo è un attore acerbo, dotato, passionale e un grande amante della scrittura. Konstantin è perdutamente innamorato della giovane, anche lei aspirante attrice, vicina di casa Nina (Saoirse Ronan). In un primo momento, l’amore viene ricambiato dalla ragazza e le dinamiche familiari sembrano mantenere un loro ordine, seppur fragile. La situazione precipita quando Nina inizia a provare attrazione per Boris, incantata dal suo fascino e dalla sua preparazione culturale.
Konstantin, trascurato dalla sua famiglia e dalla giovane per cui prova una passione sincera, cade in una situazione di depressione e tenta il suicidio.
Il giovane non è l’unico a soffrire. Nella villa c’è un’altra figura che, in silenzio, nutre un dolore lacerante. Si tratta di Masha (Elisabeth Moss), la figlia dell’amministratore della tenuta. Masha infatti è da sempre segretamente innamorata di Kostantin, ma non corrisposta. La giovane vede il suo amato corteggiare Nina e precipitare nella disperazione quando la bella e talentuosa fanciulla parte con Boris per la Russia dove sogna di iniziare una carriera da attrice professionista.
Chissà insomma a quale epilogo porteranno le scelte sofferte dei personaggi e quali sentimenti saranno in grado di prevalere.
Il gabbiano – Recensione
Il film Il gabbiano del 2018 non è l’unica versione cinematografica ad essere stata realizzata. Il dramma di Čechov ha infatti ispirato numerosi registi e dimostra di essere ancora oggi estremamente attuale.
Una prima celebre trasposizione dell’opera teatrale venne realizzata nel 1968 dal regista Sidney Lumet. A questa seguì pochi anni dopo, nel 1972, una versione sovietica diretta da Yuli Karasik. E ancora, nel 1977 fu il regista italiano Marco Bellocchio a dirigere una versione italiana e televisiva del dramma, ambientandolo nelle campagne padane. Il film venne presentato nella sezione Fuori Concorso durante la Trentesima edizione del Festival di Cannes.
Il gabbiano diretto da Michael Mayer risulta a tutti gli effetti una riscrittura moderna e ben riuscita dell’opera ottocentesca. In una crescente deriva di passioni e di tragicità, il film convince soprattutto per il rispetto della drammaturgia e per la resa dei personaggi.
Come è tipico dei drammi borghesi, infatti, la narrazione non si focalizza sul susseguirsi delle azioni, bensì sull’evoluzione delle figure umane. In effetti, la linea che attraversa e anima il dramma percorre l’interiorità dei protagonisti, generando una, di fatto, quasi totale assenza di accadimenti. Sono le emozioni e i sentimenti contrastanti ad innervare la vicenda, conferendole un tono davvero passionale e coinvolgente.
Amori folli, tradimenti inaspettati, dolori laceranti e tentativi di morte. Un vero e proprio turbinio vorticoso di sensazioni che rende autentici e in bilico tutti i personaggi della vicenda.
L’ambientazione borghese – anche se nel film si tratta della campagna del New England e non di quella sovietica – così come la scelta dei costumi e delle musiche traducono l’elevata fedeltà al dramma originale.
Tra simbolismo e meta-teatro
Il cast del film risulta molto buono, soprattutto per quanto riguarda i personaggi più giovani. Billy Howle e Saoirse Ronan hanno saputo incarnare con forza e rispetto lo spirito del tempo e la natura con cui sono stati creati alla fine del 1800. Tutto ciò non ha reso la loro interpretazione poco credibile o troppo teatrale. Al contrario, l’enfasi interpretativa e il giusto livello di credibilità di entrambi hanno reso convincenti i loro ruoli.
Il regista ha inoltre mantenuto il simbolismo che contraddistingue il dramma checoviano. Come si evince anche dal titolo, il gabbiano che dà il nome all’intera opera si carica di significati molteplici. Ed ecco che il volatile compare anche nel film, prima ucciso durante la caccia da Konstantin e poi accostato da Boris alla giovane Nina.
Non manca, infine, la componente meta-teatrale della storia. I personaggi stessi sono attori: da Irina, anche se giunta al termine della sua carriera, a Konstantin, fino ad arrivare a Nina. Il giovane fallirà nel campo teatrale e inizierà a dedicarsi alla scrittura, altra sua grande passione. Nina, invece, riuscirà a raggiungere il suo sogno e a diventare attrice.
Insomma, Il gabbiano riesce a mettere in scena passioni travolgenti e tormentate, evidenziando le fragilità più nascoste della natura umana.
