Il Diavolo veste Prada è una commedia molto poco pretenziosa che ha avuto il grande merito di diventare cult. E il culto che sta dietro a questa pellicola del 2006 è da ricercarsi in tutta una serie di istanze che, a modo loro, hanno fatto la storia del cinema.
Si è davanti all’opera che ha definitivamente consacrato Anne Hathaway; attrice incredibile che, da lì in poi, ha pedissequamente sfruttato ogni tappa della sua magnifica carriera. La sua particolarità sta nell’aver saputo dipingere una persona comune (piena di insicurezze e in lotta per la realizzazione personale) rendendola iconica per la sua capacità di sfidare un mondo patinato al quale non appartiene. Successivamente i titoli ai quali ha preso parte sono stati solo un crescendo per il lustro che la sua filmografia ha guadagnato (su tutti è da segnalare Lo stagista inaspettato, film colpevolmente sottovalutato).
Il Diavolo veste Prada è, tuttavia, anche il film di Meryl Streep, candidata all’Oscar per un’interpretazione indimenticabile che ci ha regalato il personaggio di Miranda Priestly. Mai nessuno su uno schermo aveva saputo far percepire al pubblico cosa vuol dire fare moda (nemmeno chi la moda effettivamente la fa).
Eppure, la produzione di un sequel apparirebbe come un prodotto fuori tempo, inadatto ai ritmi di oggi che farebbero cadere molti stilemmi del primo (e per ora ultimo film). Il Diavolo veste Prada racconta di un mondo ancora antesignano del moderno; i social erano soltanto una possibilità di investimento futura, le dinamiche del fashion retail erano ancora relegate alle sfilate in loco e alla vendita fisica.
Un sequel, nonostante Anne Hathaway si sia dichiarate disposta a prenderne parte, non avrebbe più quel gusto analogico che descriveva tutto sommato un’epoca di passaggio (ovvero la pria metà degli anni Duemila). Oggi la moda ha ceduto a dinamiche tecnologiche che ne hanno inevitabilmente cambiato il volto. Senza contare che il lusso non è più lusso: tanti marchi hanno abbracciato la strategia della trivializzazione.
Buon gusto contro pacchianeria, status symbol contro massificazione del marchio: sono queste le problematiche del mondo della moda (i veri ostacoli alla realizzazione di un sequel). Anne Hathaway stessa è conscia di un problema del genere e ha dichiarato che probabilmente lo stesso seguito non avrà mai luogo. Mai dire mai certo ma le sue dichiarazioni sanno di resa e del solito commento che deve essere fatto per tenere alto l’interesse.
Vedremo chi l’avrà vinta, se il mondo della moda che ha ulteriormente svuotato sé stesso o se invece il cinema riuscirà a dare alla storia de Il Diavolo veste Prada un’ennesima (e speriamo degna) chiusura.