Il castello errante di Howl, scritto e diretto da Hayao Miyazaki, il maestro del cinema d’animazione giapponese, fu presentato per la prima volta alla Mostra del cinema di Venezia nel 2004. L’opera, firmata Studio Ghibli, trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Diana Wynne Jones ed è ambientato in un mondo fantastico, simile all’Europa d’inizio Novecento.
La “bellezza”, in tutte le sue forme, è il tema centrale, presente in ogni istante della fiaba.
Howl è un giovane mago, tenebroso, affascinante e ossessionato dal suo aspetto esteriore, che utilizza per ghermire il cuore delle giovani donne. Lo stregone attribuisce così tanta importanza al suo fascino che, quando, a causa di un incantesimo sbagliato, i suoi capelli biondi si tingono di rosso, prima va su tutte le furie, poi perde tutte le sue energie. Nella vita nulla conta se non l’aspetto per lui, ma quella a cui aspira è in realtà una bellezza effimera e superficiale.
Allo stesso modo, la più grande nemica di Howl, la Strega delle Langhe, pur essendo una donna molto in carne, è estremamente curata e riccamente vestita. Ed anche la madre di Sophie si dimostra essere una donna frivola, disattenta alle sue bambine, ma sempre aggiornata sulle ultime tendenze imposte dalla moda.
Al contrario di questi personaggi, Sophie, la protagonista femminile della storia, è una ragazza semplice e modesta. La Strega delle Langhe la definisce addirittura “mediocre”, come anche il suo negozio di cappelli, nel quale essa stessa si costringe a vivere un’esistenza da reclusa. Sophie non si apprezza e si condanna a vivere in solitudine e a fare una vita da vecchia pur avendo solamente 18 anni. La Strega le impone una maledizione, che la trasforma realmente in un’anziana signora, ma è proprio grazie a questo sortilegio, la ragazza sarà costretta a dare una scossa alla sua vita.
La bellezza di Sophie, quindi, non riguarda tanto il suo aspetto fisico, quanto piuttosto il suo animo, privo di qualsiasi forma di cattiveria e di rancore. Ed è proprio grazie a lei che il mago del castello riuscirà a capire che l’essere è più importante dell’apparire.
Il mondo, in cui è ambientato il racconto, è sconvolto da una guerra feroce tra due paesi. Howl, che non vuole schierarsi, si sottrare all’arruolamento scappando e distruggendo, talvolta, gli armamenti di uno qualsiasi dei due fronti. È qui che emerge un’altra tematica molto cara a Miyazaki, ovvero, il pacifismo e l’antimilitarismo, presente anche in Nausicaä della Valle del vento e in Princess Mononoke. Howl si oppone alla guerra, ma non ha il coraggio di affrontare Suliman, la sua maestra, che lo vorrebbe a corte nell’armata del re. La figura del mago potente, ammaliante, superbo e vanitoso, si sgretola di fronte a tutti gli stratagemmi e a tutte le meschinità che egli mette in atto per sfuggire alle sue responsabilità. Howl è in realtà un uomo piccolo e meschino, è solamente un vigliacco, che si nasconde con i suoi incantesimi per fuggire dalla Strega delle Lande.
Al contrario Sophie è una ragazza coraggiosa e un’instancabile lavoratrice, come in molte protagoniste di altri film dello stesso Miyazaki. Il regista predilige, infatti, personaggi femminili forti, come in Kiki consegne a domicilio o, ancora, in Nausicaä della Valle del vento e in Princess Mononoke. Sophie passa le giornate a confezionare cappelli nella sua bottega e, anche dopo esser stata colpita dalla maledizione, non si dà per vinta e si mette a fare la governate del castello. La protagonista è dotata, quindi, di una forza eccezionale, anche se sfornita di poteri magici, mentre al contrario Howl, seppur potente, è infantile a capriccioso.
Tra la ragazza e il mago nasce però una tenera storia d’amore, che si accresce giorno dopo giorno. Tra i due inizia, infatti, un gioco di verità omesse o taciute: Howl sa benissimo che l’anziana nonnina è, in realtà, la ragazza che ha incontrato in città pochi giorni prima, ma finge di non accorgersene; dall’altra parte Sophie recita il ruolo della perfetta donna delle pulizie.
Per Hayao Miyazaki l’amore è un sentimento così possente che può cambiare il corso degli eventi e può spezzare ogni maledizione. Quando Sophie parla di tutto ciò che c’è di buono in Howl, davanti alla maestra Suliman, ritorna alla sua vera età perché è il suo cuore a ringiovanire, grazie al sentimento che prova.
L’amore è preannunciato anche all’inizio della storia, quando Howl e Sophie volano sopra tetti della città per sfuggire agli emissari della Strega delle Lande. La scena, che vede i due protagonisti passeggiare sopra la folla cittadina, è sicuramente una delle più belle del cinema d’animazione contemporaneo e porta in sé un’altra tematica cara a Miyazaki, ovvero quella del “volo”.
Anche questo elemento è frequentemente trattato dal regista, basti pensare a Si alza il vento, in cui il protagonista Jiro è un ingegnere aeronautico, o a Porco Rosso, dove Marco è, invece, un pilota di aerei.
Questa scelta stilistica del regista ha delle profonde radici autobiografiche: Hayao Miyazaki, nato il 5 gennaio del 1941, era il figlio di Katsuji Miyazaki, direttore di una fabbrica di componenti per aerei. L’infanzia del regista fu, piuttosto, agiata, se confrontata alla povertà dilagante di molte altre famiglie negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Questa esperienza segnerà profondamente l’autore in età adulta, perfettamente consapevole di dovere la tranquillità della sua infanzia a una ricchezza ottenuta grazie alla guerra. Da qui nasce il dissidio presente in molti suoi film tra l’aviazione, intesa da un lato come libertà, e dall’altro, come oscura messaggera di morte.
Per Miyazaki però gli aerei sono prima di tutto strumenti nelle mani di chi li usa. Se è Sophie a doversi improvvisare pilota di un velivolo, allora esso stesso diventa un’oggetto benigno, in grado di trasportare la protagonista e i suoi amici al riparo; se, invece, si parla di aerei militari, essi sono delle orribili che portano morte e distruzione.
Un ultimo accenno va fatto alle ambientazioni, estremamente curate e ricche di particolari, tanto che diventano parte integrante del racconto. La cappelleria di Sophie, sobria e modesta, rappresenta lo spirito della ragazza che la gestisce. Al contrario, la stanza di Howl, piena di cianfrusaglie e stramberie, e il suo castello, disordinato, sporco e itinerante, sono segni evidenti dello spirito libero che vi alberga, ma d’altra parte testimoniano anche la necessità del mago di crearsi un rifugio sicuro dove andare a nascondersi.
Il castello è però anche una porta aperta verso altri mondi: Kingsbury, la grande capitale del regno in continuo fermento, ma anche la Città Portuale o le Lande.
Tra le varie uscite ce n’è una che porta in un posto incantato, ovvero, il giardino dell’infanzia di Howl, luogo dell’incontro con il demone Calcifer.
Quest’ultimo, pur essendo una creatura terribile, in grado di far muovere il castello con il suo potere, è in realtà un simpatico e buffo spiritello tutto occhi e fiamme. Nei film d’animazione di Miyazaki, infatti, non c’è spazio per i cattivi e le entità malvage, perché nessuna creatura può essere solamente buona o cattiva. Questo lo sa bene anche Sophie, che non è in grado di provare sentimenti come l’odio e il rancore, ma, invece, accoglie e comprende anche chi, fino a qualche momento prima, veniva considerato come un nemico.
Il castello errante di Howl è, in definitiva, una favola conciliante, dove alla fine l’amore trionfa su tutto e scioglie tutte le maledizioni, salvando la vita dei protagonisti e non solo. Infatti, con un bacio dell’amata, anche Rapa, lo spaventapasseri, torna a essere il principe del paese avversario, che, appresa la lezione, deciderà di porre fine a un’inutile guerra.