Al termine di una votazione che ha coinvolto l’intera redazione di Movie Mag, abbiamo selezionato i 5 migliori film del 2020. Ecco a voi una breve panoramica sulle pellicole che più ci hanno convinto quest’anno.
5 – The Lighthouse di Robert Eggers
Due guardiani del faro si ritrovano a convivere su un piccolo isolotto, in balia della pioggia, delle tempeste…e di loro stessi. Dopo aver diretto un horror incredibilmente innovativo e convincente come The Witch (2015) Robert Eggers torna sul sentiero dell’orrore con un film che pone molte domande ma poche risposte. The Lighthouse è un’opera dalla straordinaria potenza espressiva, che pesca dalla mitologia lovecraftiana e dalle opere di Edgar Allan Poe (il soggetto di partenza è proprio Il faro di Poe) sorretta dalle eccezionali interpretazioni di Willem Dafoe e Robert Pattinson. Una storia sulla follia e sul fanatismo, difronte alla quale lo spettatore non può che restare affascinato e inquietato.
4 – Favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo
Un’altra opera seconda, questa volta italiana. Dopo l’esordio con La terra dell’abbastanza (2018), Damiano e Fabio D’Innocenzo scrivono e dirigono una fiaba nera ambientata nella periferia di Roma. È la storia di un gruppo di famiglie, di bambini infelici e adulti arroganti: non c’è alcuna consolazione, ad essere messi in scena sono tutti i lati peggiori dell’essere bambini e dell’essere genitori. I fratelli D’Innocenzo dimostrano di sapere raccontare gli anfratti più neri dell’animo umano e di aver appreso la lezione di Matteo Garrone (i D’Innocenzo hanno collaborato alla sceneggiatura di Dogman) per quanto riguarda la capacità di filtrare il tutto attraverso la lente della fiaba contemporanea. Ricordiamo inoltre che Favolacce ha vinto l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino.
3 – 1917 di Sam Mendes
Uno dei film che più hanno fatto parlare di sé in questo 2020. Il nuovo film di Sam Mendes, ambientato (ovviamente) nel 1917 racconta di due soldati inglesi che devono attraversare le linee nemiche per portare un messaggio di vitale importanza. Se la storia può non sembrare originale, molto più originale è la messa in scena, dal momento che il film è girato come fosse un unico piano sequenza di due ore. Lo spettatore viene catapultato insieme ai protagonisti in mezzo agli orrori della guerra, lì dove ogni passo può significare la morte, tra il fango, la polvere e gli spari. La fotografia di Roger Deakins, inoltre, contribuisce alla magnificenza tecnica di questo film che pare destinato a diventare un piccolo cult.
2 – Tenet di Christopher Nolan
Il regista più chiacchierato degli ultimi anni, sempre a cavallo tra film d’autore e blockbuster, torna con un’opera la cui ideazione risale ancora ai tempi di Memento (2000). Quello che Christopher Nolan mette in scena è un thriller internazionale, al centro del quale c’è il tempo ed è col tempo che il regista gioca, sia dal punto di vista narrativo che visivo. La grandiosità di quest’opera sta proprio nella cura tecnica, che ancora una volta sottolinea l’amore di Nolan per l’esperienza cinematografica intesa come completa, coinvolgente e spettacolare. Menzione speciale per la colonna sonora di Ludwig Göransson, che in questo film sostituisce l’abituale compositore di Nolan, Hans Zimmer.
1 – Mank di David Fincher
“È la cosa migliore che io abbia mai scritto” dice Gary Oldman, alias Herman J. Mankiewicz sul finale di Mank, riferendosi alla sceneggiatura di Quarto potere, il capolavoro del 1941 di Orson Welles. Il presupposto da cui parte il nuovo film di David Fincher infatti è raccontare le gesta di Herman J. Mankiewicz, detto Mank, colui che quel capolavoro del 1941 lo scrisse. Questo punto di partenza, però, si rivela in realtà uno spunto per parlare di qualcos’altro, la società di Hollywood degli anni quaranta, con il suo fascino, le sue contraddizioni e le sue ipocrisie. Questa pellicola, scritta dal padre dello stesso Fincher, vuole raccontare l’amore per il cinema, un amore profondo e viscerale che si riflette anche nella confezione dell’opera. Un film che vuole parlare di un film (Quarto Potere) e di un’epoca (l’Hollywood degli anni quaranta) assumendone le sembianze.