Guillermo Del Toro sembra voglia cimentarsi con Il fantasma dell’Opera, e dopo aver visto la sua versione di Frankenstein, è facile considerarlo quasi naturale. Le libertà che si è preso nel reinterpretare il personaggio della Creatura (interpretato da Jacob Elordi) lo hanno mostrato sotto una nuova luce: curioso del mondo, compassionevole, persino capace di amare.
Questa mitigazione della crudeltà presente nel romanzo di Shelley rende la storia ancora più interessante. È quindi logico pensare che anche il suo Fantasma dell’Opera verrebbe rappresentato in una luce ambivalente: Erik, segnato dalle deformità che lo rendono “mostro”, ma capace di gesti d’amore verso Christine – il tipo di redenzione che Del Toro sa raccontare come pochi.
Non solo Guillermo Del Toro sarebbe perfetto per dare vita ai personaggi del romanzo, ma il suo stile visivo lo rende anche il regista ideale per l’ambientazione. Con Crimson Peak – e ora con Frankenstein – ha perfezionato un’estetica gotica mozzafiato.
Il grandioso teatro dell’opera, con i suoi infiniti corridoi, i retroscena labirintici e le segrete sotterranee, è un’ambientazione già familiare. Ma vista attraverso gli occhi di Guillermo Del Toro, acquisterebbe una nuova vita: più maestosa, più oscura, e, soprattutto, dotata di un’anima propria.
A 116 anni dalla sua pubblicazione, Il fantasma dell’Opera ha conosciuto innumerevoli adattamenti. Le aggiunte più memorabili, tuttavia, sono arrivate negli ultimi decenni, in particolare grazie al musical di Andrew Lloyd Webber.
Se Del Toro decidesse di affrontare anche questa storia, ne farebbe uno spettacolo visivo di grande intensità, pieno di cuore e di profondità – capace, forse, di diventare la nuova versione di riferimento. E anche se il regista ha dichiarato di volersi prendere una pausa dal gotico per tornare a generi come il crime e l’animazione in stop-motion, possiamo fidarci che troverà il momento giusto per raccontare Il fantasma dell’Opera a modo suo.
