Dissacrante, irriverente, politicamente scorretto e intimo. Questo è Fleabag, un tagliato di vita odierna, una presa in giro alla società benpensante, di bella facciata ma marcia al suo interno. I suoi personaggi girano intorno ad una quotidianità asfissiante, monotona, con cui sono scesi a patti pur di continuare nella loro ripetitività in attesa della fine. La morte è un tema sempre presente, fa parte del tutto ed è da lì che si parte, dalla morte di due donne che in comune avevano solo una cosa: Fleabag.
Fleabag (Phoebe Waller-Bridge) è una donna trentacinquenne instabile sentimentalmente, anche grazie ad un padre incapace di gestire qualsiasi rapporto umano, un uomo debole che, dopo la morte della moglie, si affida ad un amica di famiglia (Olivia Colman, premio Oscar per “La favorita”), un artista stravagante che odia sia Fleabag che sua sorella Claire (Sian Clifford), iniziando contro di loro un infida crociata per il possesso del cuore di un uomo oramai distrutto, che si lascia trasportare dalla corrente più forte.
Sulla testa di Fleabag pende una pesante spada, la morte della sua amica e socia Boo ( Jenny Reinsford), morte alquanto curiosa visto che è stata accidentale ma è stata catalogata come suicidio, in pratica Boo scopre che il suo ragazzo l’ha tradita, per fargliela pagare si vuole gettare sotto una bicicletta nella pista ciclabile, così il suo ragazzo si sentirà in colpa, accidentalmente la bicicletta la scaglia contro una macchina e un’altra bicicletta, lasciandola senza vita. Boo lascia l’amica da sola a dirigere una caffetteria, che sarà la protagonista latente di tutte e due le stagioni, insieme ad un senso di colpa che lentamente verrà a galla fino ad esplodere nell’ultima scena della puntata finale della prima stagione
La sorella di Fleabag è sposata con un poco di buono, viscido e alcolizzato Brett Gelman, un uomo avviato verso un inconsapevole autodistruzione e padre di un figlio problematico.
La particolarità di questa serie è che quasi nessun personaggio ha un nome vero e proprio, Fleabag ad esempio vuol dire “sacco di pulci”, poi c’è il manager bancario, il roditore del bus (un buffo uomo con i denti sporgenti), Arsehole Guy che letteralmente è “ragazzo del buco di culo”. Gli unici ad avere un nome sono Harry (Hugh Skinner), il suo ragazzo con cui si lascia e si riprende, sua sorella Claire e il cognato Martin.
Fleabag è un adattamento all’omonima commedia teatrale interpretata sempre da Phoebe Waller- Bridge. Un’altra particolarità è la demolizione di uno dei capi saldi del cinema, infrange la “quarta parete”, si rivolge quindi alla telecamera parlando con gli spettatori e facendoli diventare voyeur della sua vita fino alle più recondite intimità. Tutta la vicenda è ambientata a Londra, una città caotica che sa però ritagliare degli angoli speciali e te ne fa innamorare. L’interpretazione della Waller-Bridge è superba, inizi con l’odiarla e si finisce con l’essere follemente innamorati di lei.
Tra i personaggi c’è pure un prete (Andrew Scott) , molto giovane, fondamentale soprattutto nella seconda stagione, porterà la protagonista a scelte complesse che esploderanno in un finale deliziosamente umano. Probabilmente la seconda serie è l’ultima e il finale è giusto così, con una scelta fatta e con il saluto di Fleabag che con un gesto della testa non ci permette più di seguirla. Finale romantico e in controtendenza visto le caratteristiche dell’opera. Il 22 settembre 2019 lo show si aggiudica 4 Emmy Awards, come miglior serie commedia, miglior attrice protagonista, miglior regia e miglior sceneggiatura. Forse sarebbe esagerato definirla un capolavoro, ma questa è la sensazione che lascia nel momento in cui Fleabag si volta verso la telecamera, saluta e va via, lasciando lo spettatore alla fermata di un bus che non passerà mai.
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