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Esterno notte – Parte 2: la conclusione del film di Bellocchio

È finalmente uscito nei cinema italiani la seconda parte di Esterno notte (qui la recensione alla prima parte), la miniserie di Marco Bellocchio che grazie a Lucky Red è stata distribuita al cinema come un film in due parti.

Esterno notte – Parte 2: trama

Si conclude qui il resoconto del rapimento e reclusione di Aldo Moro (Fabrizio Gifuni) da parte delle Brigate Rosse. Si assiste ai momenti successivi al rapimento dalla prospettiva della brigatista Adriana Faranda (Daniela Marra) e da quella della famiglia di Aldo Moro, in particolare di sua moglie Eleonora (Margherita Buy) prima di arrivare poi al tragico finale.

Esterno notte

Esterno notte – Parte 2: recensione

Ora che la nuova fatica di Marco Bellocchio è giunta a compimento, è possibile trarre finalmente delle conclusioni sullo spirito di Esterno notte. Innanzitutto, nonostante in questa seconda parte la classe politica venga lasciata nell’ombra rispetto alla prima, questo secondo blocco è senza dubbio quello più politico dei due. La condanna alla classe dirigente arriva qui a compimento; ad esempio, viene esplicitamente detto quanto nella prima parte era stato fatto intuire: il governo Andreotti non vuole che Moro venga liberato.

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Inoltre, seguendo da vicino la storyline di Adriana Faranda e degli altri brigatisti il film condivide col pubblico anche i dubbi morali di quest’ultima, la sua difficoltà nel prendere una decisione definitiva. In questo film il personaggio di Adriana condivide alcuni tratti con Chiara, la protagonista di Buongiorno, notte (2004), interpretata da Maya Sansa, anche se la redenzione di Adriana non sarà netta come nel film del 2004.

La parte più interessante dell’intero progetto di Esterno notte è sicuramente vedere da vicino il mondo delle Brigate Rosse, assistere alle discussioni tra i brigatisti, confronti da cui emergono spesso visioni diverse, opposte. Emblematica da questo punto di vista una scena in cui Valerio Morucci, interpretato da Gabriel Montesi, affermi di non credere realmente alla causa delle brigate rosse.

Esterno notte

Quello che il film ci dice è che i brigatisti erano dei fanatici, condannati al fallimento per via della qualità estrema delle loro idee. Ed è interessante che l’inevitabilità del loro fallimento passi anche dalle parole di un personaggio, Valerio Morucci, che nella realtà storica si sarebbe staccato dalle Brigate Rosse verso la fine degli anni Settanta.

Questa seconda parte conferma inoltre come questo sia anche un film sulla fede, non per forza legata alla Chiesa, nonostante la presenza di un personaggio come Papa Paolo VI (Toni Servillo), ma intesa con un’accezione universale. Anche i brigatisti credono in qualcosa, la fede è ciò che muove le azioni di tutti i personaggi e che quando assume la forma della chiesa cattolica lo fa anche per metterne in scena le contraddizioni.

Se nella prima parte il focus era sulle strutture di potere (la classe politica e il Vaticano), questo secondo capitolo si concentra maggiormente sul popolo, su coloro che stanno al di fuori delle istituzioni. È anche un film con una componente femminile decisamente maggiore rispetto alla prima parte e questo si collega a un limite di Esterno notte nella sua versione cinematografica: le due parti appaiono troppo disequilibrate. Se nella prima parte gli episodi legati a Francesco Cossiga (Fausto Russo Alesi) e Papa Paolo VI potevano soffrire di un’eccessiva lentezza, i due episodi successivi, quelli dedicati ad Adriana Faranda ed Eleonora Moro sono invece i più interessanti, perché raccontano le figure nell’ombra, le donne, poco considerate dai personaggi maschili, ma tanto da Marco Bellocchio e dal film. Molto convincenti le interpretazioni delle due attrici, soprattutto di Margherita Buy, che pur vestendo un ruolo che ricorre nella sua filmografia, regala momenti molto intensi.

Esterno notte

L’ultimo episodio ci riporta da Aldo Moro, interpretato magistralmente da Fabrizio Gifuni. Il personaggio di Aldo Moro nel cinema di Bellocchio finisce sempre per offrire un’interpretazione di grande talento da chiunque sia sotto i suoi panni. Fabrizio Gifuni, che già aveva dimostrato la sua bravura nella prima parte, qui si supera, in una scena che ne rivela un lato fino ad allora nascosto, trascurato persino in Buongiorno, notte quando a dare il volto allo statista c’era l’altrettanto bravo Roberto Herlitzka.

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Questo finale umanizza il personaggio di Moro, gioca a deformare la sua immagine e lo trasforma nella figura attraverso cui condannare la classe politica dell’epoca.

Bellocchio, infine, riprende ancora una volta Buongiorno, notte, cambiando nuovamente la Storia, mostrandoci un Aldo Moro salvo e libero, anche se ciò avviene diversamente rispetto al film del 2004. Ma anche qui, non appena l’illusione tocca i personaggi (e lo spettatore) Bellocchio svela l’arcano e ci racconta la verità, mette in scena le cose come sono andate realmente. Molto d’impatto la scena in ospedale, che già era presente all’inizio della prima parte ma che qui acquista inevitabilmente un senso diverso.

Esterno notte si rivela in definitiva una riflessione impietosa sulla politica, tanto quella di allora, quanto quella di oggi. Conferma inoltre come Bellocchio, autore storico del nostro cinema, riesca ancora oggi a rinnovarsi e a parlare al cinema (e alla serialità) dei giorni nostri.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Si conclude la nuova fatica di Marco Bellocchio, una critica feroce e lucida sulla politica italiana, un progetto seriale riuscito e da recuperare.
Redazione
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