Due vite parallele, diretto da Maite Alberdi e tratto dal libro Las Homicidas di Alia Trabucco Zeràn, è un dramma giudiziario cileno, disponibile in streaming su Netflix. Il film prende ispirazione da un fatto di cronaca nera realmente avvenuto in Cile: nel 1955, infatti, la scrittrice Marìa Carolina Geel uccise con un colpo di pistola il proprio amante senza alcun motivo apparente.
L’evento, però, è solo lo spunto di partenza per parlare di temi ancora attuali, come la libertà, l’indipendenza e la condizione della donna nella società patriarcale.
Girato interamente in Cile, il film punta a rappresentare il paese come candidato per il Miglior Film Internazionale agli Oscar 2025.
Due vite parallele – La Trama
La trama trae origine da un caso di cronaca che sconvolse il Cile. Nella seconda metà degli anni ’50, infatti, la scrittrice Marìa Carolina Geel uccise il suo amante con un colpo di pistola in un hotel del centro.
Mercedes, un’assistenze legale la cui quotidianità si svolge tra il lavoro e la famiglia, entra in contatto con Geel a seguito dell’incarico del tribunale dove lavora. Il fascino e la libertà di Marìa Carolina Geel ispirano la donna, portandola a riconsiderare la propria esistenza, sospesa tra desideri e obblighi sociali.
Frequentando di nascosto la casa della scrittrice, Mercedes trova un angolo di libertà che la spinge a mettere in discussione la sua condizione di donna, di madre e di lavoratrice in una società che la opprime e non le da il giusto valore.
Due vite parallele – La recensione
Due vite parallele nasce da un fatto di cronaca, intrecciato alla finzione cinematografica, per parlare della condizione della donna nel Cile degli anni ’50. Tuttavia, il film utilizza uno sguardo che supera tempi e confini, parlando di temi universali e immortali.
Le due donne protagoniste, Mercedes e Marìa, rappresentano due poli sociali opposti. Mercedes è una donna della piccola borghesia, impegnata in un ruolo convenzionale: è una donna dedita alla famiglia e lavora in un tribunale in qualità di assistente legale. Mercedes, soprannominata da tutti Mercedita, è troppo timida, o forse troppo stretta nella morsa delle aspettative sociali e familiari, per far sentire la sua voce. Il suo lavoro la fa avvicinare a Marìa, una figura audace e ribelle, che si esprime liberamente grazia alla scrittura. Mentre Mercedes sembra incapace di farsi sentire, Marìa sembra non temere il giudizio e incarnare una figura di emancipazione.
Il film si trasforma, dunque, in un dialogo simbolico tra queste due donne. Mercedes, prigioniera di una vita imposta dalla società, trova nella storia di Marìa una via di fuga, un esempio di libertà, e questo confronto interiore la spinge a riconsiderare la sua vita. Allo stesso tempo, Marìa, persino imprigionata, rifiuta che le sbarre fisiche diventino una prigione mentale, trovando nella scrittura uno spazio libero e aperto. Scrivendo persino in cattività, Marìa trasforma la sua reclusione in un atto di resistenza e di creatività.
L’omicidio di cui Marìa si macchia all’inizio del film rimane quasi un atto enigmatico, senza una motivazione chiara, e sfuma nel racconto come gesto simbolico, un riflesso di una volontà di libertà. La storia va oltre il singolo evento per esplorare il potenziale ribelle e artistico insito nella scelta della libertà personale.
Due vite parallele – Il cast
Elisa Zululeta interpreta Mercedes riuscendo a dare vita a una donna silenziosa, per indole o a causa delle norme imposte dalla società. La sua volontà di immedesimarsi nella vita di Marìa Carolina Geel, sebbene possa sembrare un atto di annullamento della propria individualità, appare come una tappa cruciale del suo viaggio interiore alla scoperta di se stessa e della propria libertà individuale.
Francesca Lewin, invece, è Marìa Carolina Geel, scrittrice cilena realmente esistita. Marìa viene spesso definita con l’appellativo di pazza, sia per le sue scelte di vita fuori dagli schemi sia per attenuare la sua posizione giuridica. Il personaggio di Geel viene visto come una minaccia per la società: infatti, è una donna che non teme il silenzio e che sa come usare la propria voce.
La dinamica tra le due attrici dà profondità ai personaggi: Mercedes e Marìa si riflettono e completano a vicenda, mantenendo le proprie differenze ma rivelando anche debolezze simmetriche che le rendono intimamente connesse. Questa chimica arricchisce la trama, costruendo un ponte tra due percorsi femminili distinti, che finiscono per intrecciarsi.
Conclusioni
La pellicola si distingue per il suo approccio storico e sociale, portando sullo schermo l’oppressione femminile in una società patriarcale, pur mostrando una trama attuale e rilevante. Con Due vite parallele, Alberdi non si limita a raccontare una vicenda passata, ma evidenzia la persistenza di dinamiche di potere e di silenzi che ancora oggi segnano molte società.
In definitiva, il film può toccare particolarmente chi è interessato a storie che intrecciano contesti storici e temi sociali, e dimostra il potere dell’arte e della narrazione di evocare riflessioni profonde sulle lotte per la libertà e sull’affermazione di sé.