Ci sei Dio? Sono io Margaret è il secondo film della regista statunitense Kelly Fremon Craig. Dopo il successo del suo film d’esordio, 17 anni (e come uscirne vivi) (2016), con la sua opera seconda la regista e autrice sembra specializzarsi nel campo dei coming of age movies, cioè quelle pellicole che segnano il passaggio dall’infanzia o l’adolescenza all’età adulta – una sorta di trasposizione su grande schermo dei tradizionali romanzi di formazione. Protagonista del film è infatti la piccola Margaret del titolo, alle prese con la fine dei suoi tempi di bambina. Il film, distribuito nel 2023, ha una durata di centocinque minuti. Dietro al suo approccio di tenera e comica goffaggine lascia spazio alla narrazione di temi adulti e importanti. Alla sua uscita statunitense non è poi corrisposta una distribuzione nelle sale italiane, ma adesso Ci sei Dio? Sono io Margaret è disponibile per lo streaming su Amazon Prime Video.
La trama del film
Nulla sembra poter rovinare l’imperturbabile e gioiosa quotidianità di Margaret (Abby Ryder Fortson). La piccola newyorchese ha due genitori che ama e che la amano (Rachel McAdams e Benny Safdie) una nonna (Kathy Bates) che la idolatra che lei a sua volta adora. Ha appena trascorso un’entusiasmante estate al campo estivo di fiducia e si appresta a ricominciare l’anno scolastico con gli amici di una vita. Tutto sembra proseguire a gonfie vele dunque, fin quando però i genitori le danno una notizia capace di sconvolgere la sua intera vita: la famiglia dovrà trasferirsi in New Jersey. La dolce Margaret fatica ad accettare la notizia, e l’idea di lasciare la nonna e gli amici nell’amata New York la sconvolge. Nondimeno, la famiglia si sposta in un’invidiabile villetta di un tranquillo quartiere del New Jersey e inizia la sua nuova vita.
Mentre il padre lavora, la madre abbandona l’arte, decisa a ricoprire il frustrante ruolo di madre e casalinga. Parallelamente, Margaret viene introdotta al vicinato, all’ambiente scolastico e ad un club segretissimo con tre nuove amiche. Nonostante lei sembri mantenere un velo di scetticismo nei loro confronti, le quattro bambine si confidano circa le proprie cotte, sparlano delle compagne più mature e attendono impazienti assieme l’arrivo delle mestruazioni e il sopraggiungere del seno. Le cose di cui preoccuparsi sembrano non finire mai e tutto appare enorme e inaffrontabile, quando nella vita di Margaret si affaccia un’ulteriore elemento di perplessità: la religione. Cresciuta da madre cattolica e padre ebreo infatti, Margaret ha sospeso la scelta di una religione a cui rifarsi per anni, poiché proprio la religione ha causato fratture e turbamenti nella sua famiglia. Ora però sente che è giunto il momento di investigare sulla questione.
Ci sei Dio? Sono io Margaret – La recensione del film
Certo due indizi sono troppo pochi per fare una prova schiacciante. Ma, alla luce dei suoi primi due film, verrebbe proprio da pensare che il campo in cui Kelly Fremon Craig eccelle sia quello del coming of age. Prima, in 17 anni (e come uscirne vivi) più adolescenziale, ribelle e rabbioso. Poi, con Ci sei Dio? Sono io Margaret, più innocente, ugualmente sofferto e complesso ma più delicato. Nel mentre sembra però anche maturare la sua scrittura, circondandosi di temi più grandi, primari e di ampio respiro. Oltre all’inevitabile maturità ulteriore che può sopraggiungere con un’opera seconda, questo forse accade anche in ragione della fonte d’ispirazione per il lungometraggio. A differenza della sua opera prima infatti, per questo film (di cui comunque Fremon Craig è sceneggiatrice) la scrittura si appoggia sulla base del romanzo omonimo (1970) di Judy Blume.
Lo sguardo della regista e autrice, tuttavia, affonda con sapienza le mani nel materiale testuale e lo fa proprio. Il suo sguardo nei confronti della piccola Margaret non è mai saccente, né sminuente. La sceneggiatura e la macchina da presa non procedono mai a minimizzare o a farsi beffa dei comportamenti evidentemente adolescenziali della protagonista di Ci sei Dio? Sono io Margaret. Tutt’al più, lo sviluppo della trama a tratti si tinge di un’ironia giocosa, un “Non aver fretta di crescere” mai esplicitato ma sempre latente. Non per questo, però, vengono delegittimate le scelte e i comportamenti delle protagoniste. Né viene ridicolizzato il loro approccio di sofferta attesa e insieme di euforica scoperta di fronte alle grandi tappe che segnano il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. La sceneggiatura comprende l’eroina della vicenda, e la macchina da presasi sistema alla sua altezza diventandone testimone fedele.
Ci sei Dio? Sono io, Margaret: grandi temi e grandi attori elevano un film tenero e acuto
La scuola media si fa microcosmo che racchiude in sé leggi e dinamiche ben definite che lo spettatore conosce e riconosce. Così, viene garantito un forte aggancio con l’empatia da parte dell’audience (soprattutto, inevitabilmente, quella femminile). Non contento, però, Ci sei Dio? Sono io Margaret tenta – con successo – il passo in più. Lo fa introducendo un grande tema quale è la religione ma in modo astuto ed efficace, “a misura di bambina”. Non c’è spazio per grandi filosofie né per concetti troppo complessi, nella vita di Margaret. Piuttosto, la riflessione sul tema si imposta in modo molto potente in quello che è il suo quotidiano, la realtà che tocca con mano. La religione nel lungometraggio assume quindi le forme dell’ingenua preghiera di una bambina non credente costretta ad allontanarsi dalla città che ama. O, ancor più efficacemente, il vederla insinuarsi nella sua famiglia fino a generare crepe.
Oltre ai piccoli e grandi temi, trattati entrambi con rispetto e delicatezza, il film si appoggia su un ottimo cast. Una strabiliante e squisita Abby Ryder Fortson nelle vesti della protagonista aumenta esponenzialmente il suo grado di successo performativo circondandosi di volti celebri e capacissimi. Benissimo per il giocoso e tenero padre con i connotati di Benny Safdie, e ancor meglio per la pungente e divertita nonna tutta newyorchese di Kathy Bates. Ulteriore nota di merito però per l’interpretazione di una centratissima Rachel McAdams, sempre capace ma raramente sfaccettata, umana e credibile come in questo film. Alla luce di questi lati più che lodevoli, il percorso della regista e autrice Kelly Fremon Craig sembra farsi sempre più solido. Il suo Ci sei Dio? Sono io, Margaret non ambisce ad ergersi ad imperituro capolavoro, ma resta comunque un riuscito e delicato gioiello di tiepida umanità e tenerezza.