E’ difficile parlare di un film come Captain Fantastic. Uscito nel 2016 è stato molto apprezzato da pubblico e critica come dimostra il prestigioso palmarès che lo riguarda, in cui spiccano il premio alla miglior regia Un Certain Regard al Festival di Cannes e il premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma. Il fatto è che la pellicola, diretta da Matt Ross, si configura come tentacolare ed estremamente variabile nei temi e nei toni. Anche sotto l’aspetto della classificazione, è davvero difficile piazzare questo film nei classici generi. Ha a che fare con la commedia, con la satira, con il dramma e a tratti quasi con il grottesco, in stile Wes Anderson, dove l’utopia e la stranezza diventano assolute protagoniste.
La storia di “Captain Fantastic” vede protagonista Ben Cash, che con la moglie e i sei figli ha deciso di andare a vivere nei boschi dello stato di Washington, lontano dalla civiltà e dal mondo capitalista che i due coniugi hanno sempre mal sopportato. Quando la moglie è costretta ad essere ricoverata in una clinica per curare il suo disturbo bipolare, Ben si ritrova da solo con i suoi figli e li cresce in maniera molto particolare, tra allenamenti ed esercitazioni di caccia, anche piuttosto violente, e letture e studi di ogni genere. Il risultato è ottimo, i Cash sono al contempo selvaggi, rispettosi della natura e acculturati. La notizia improvvisa del suicidio della madre scatena la disperazione del gruppo, che decide di partire per il New Mexico, dove vivono i ricchi nonni materni, per impedire che la donna venga seppellita e per esaudire le sue ultime volontà: essere cremata e vedere le proprie ceneri gettate nello sciacquone del wc.
Captain Fantastic presenta dunque diversi registri: si va dall’elogio della natura incontaminata all’inizio, in ossequio con le politiche ambientaliste molto attuali al giorno d’oggi, fino al road movie più classico nel racconto del viaggio verso la lontana destinazione del funerale della donna. E anche se il finale risulta essere un po’ troppo abbozzato e non particolarmente legato al resto del film né dal punto di vista narrativo né da quello della scrittura, il risultato è un ottima pellicola, soprattutto in un contesto di emergenza ecologica come quello che stiamo vivendo. I Cash rappresentano l’utopia di cui forse il mondo di oggi ha più bisogno. Un’utopia che per altro, stando ai risultati che Ben e sua moglie hanno ottenuto con i loro figli, sembra davvero essere una strada percorribile nonostante l’estremismo ideologico che la accompagna. La famiglia è autosufficiente in tutto, si procura la carne con la caccia e i vegetali con la coltivazione privata, ed è assolutamente in pace col mondo, nonostante si isoli da esso. I Cash non hanno bisogno di Wall Mart, della Coca-Cola o della scuola pubblica, perché quelle sono le istanze che i “poteri forti” vogliono fare conoscere a tutti, mentre loro ambiscono a conoscere le cose che la terra, il pianeta, vuole mostrarci. In tutto questo è eccezionale il lavoro del regista, nonché sceneggiatore Matt Ross, che invita lo spettatore alla riflessione senza risultare retorico o fastidiosamente pedagogico, ma semplicemente mostrando sullo schermo un’alternativa al modus vivendi che, soprattutto nelle giovani generazioni, sta dilagando in maniera preoccupante, per non dire patologica, con un uso smodato delle tecnologie e, come riflesso, un’indifferenza e un’ignoranza inedite nei confronti del nostro pianeta e in generale del mondo come lo conosciamo oggi.
Inutile dire che il dominus indiscusso della pellicola è Ben Cash, padre al contempo severo e premuroso nei confronti dei suoi figli. Ad interpretarlo ci pensa egregiamente il sempreverde Viggo Mortensen (date un Oscar a quest’uomo!), in uno dei ruoli migliori della carriera, anche vista la sua vicinanza con la tematica eco friendly del film, che da anni l’attore porta avanti con forza nella vita privata. Il personaggio non è assolutamente tenero nemmeno nei confronti dei figli più piccoli: obbliga tutti a fare estenuanti allenamenti fisici, ad arrampicarsi sulle rocce anche a costo di farsi male, a sviluppare una cultura non comune, leggendo di tutto dai libri di fisica ai saggi filosofici fino ai classici della letteratura. Forse proprio quest’ultimo aspetto è quello a cui il genitore tiene di più, appoggiando notevolmente la discussione. Quando ad esempio chiede a una delle sue figlie come stia trovando il romanzo Lolita di Nabokov, non si accontenta della risposta della figlia (“E’ interessante”) ma vuole sapere per filo e per segno che cosa pensi la ragazza del personaggio principale e della storia, quasi come se fosse un nuovo professor Keating. Inoltre è anche sincero al cento per cento nel comunicare con i figli, senza alcun tipo di taboo. Definisce senza mezzi termini alla figlia più piccola un rapporto sessuale, non nasconde il fatto che la madre si sia suicidata. Per le ricorrenze più importanti, come il Noam Chomsky Day, giorno che commemora la nascita di un famoso linguista e filosofo, che i Cash festeggiano al posto del Natale, regala ai figli dei coltelli da caccia. Insomma è un padre sui generis, ma che i figli vedono davvero come un Captain Fantastic.
Altro elemento da tenere in forte considerazione nell’analisi del personaggio di Viggo Mortensen è indubbiamente il suo difficile rapporto con gli altri e in generale con le sovrastrutture del mondo. Non è un caso che l’unica volta che i Cash entrano in un supermercato sia per rubare fingendo un attacco di cuore del padre, simbolo dell’indifferenza e del disprezzo che la famiglia prova nei confronti di quel mondo commerciale e capitalista che, a detta loro ma non così a torto, ha distrutto la vera essenza dell’America e dei suoi cittadini. Tra l’altro in questa scena, quando Ben è intento a studiare gli scaffali pieni di prodotti del negozio si sentono in sottofondo le note di “My heart will go on”, la canzone di Titanic, emblema del naufragio sociale che quel luogo simboleggia per lui. La conflittualità più estrema però Ben la mantiene con il suocero Jack. L’anziano, interpretato da Frank Langella, infatti, incarna tutti quei valori che la famiglia Cash non riesce a concepire come virtuosi, essendo un ricco borghese che vive in una villa con piscina. In più il nonno, pur volendo molto bene ai nipoti, mal sopporta Ben, accusandolo di essere la causa della malattia e della morte della figlia per le sue idee estreme, che a parer suo la donna non condivideva affatto. Tuttavia il “fascino discreto della borghesia” sembra far colpo sui ragazzi. In particolare Rellian, il meno convinto dal comportamento e dalle idee dei genitori, decide di trasferirsi dai nonni, che vorrebbero occuparsi anche di tutti gli altri. Ben capisce sempre di più di essere un padre inadeguato e quando una delle sue figlie per poco non muore nel tentativo di riportare sulla retta via il fratellino, Ben capisce che deve affidarli ai nonni. Solo un colpo di scena finale (un po’ frettoloso) ristabilisce l’unità nel nucleo famigliare.
Quello che però rappresentano i Cash va ben oltre il semplice quadretto famigliare unito perché abbraccia i sogni, nemmeno troppo utopici, che si sono fatti impellenti nella società d’oggi. La forza di Captain Fantastic sta tutta nella capacità di lavorare sul pubblico, facendogli sognare un mondo diverso da quello che vive quotidianamente. L’impressione che ci lascia la pellicola è che tutti vorremmo essere, almeno in parte, quello che sono i Cash. Chi di noi non vorrebbe essere in pace con sé stesso e con la natura senza per questo rinunciare a una cultura “libresca”, per giunta superiore a quella insegnata dalla scuola pubblica? Chi di noi non vorrebbe stare al mondo pensando che ha fatto tutto ciò in suo potere per rispettarlo e preservarlo? Logicamente l’estremismo ideologico che accompagna i comportamenti dei protagonisti non è condivisibile da tutti, ci mancherebbe, ma la maniera in cui la famiglia agisce è senza dubbio virtuosa. E tutto ciò senza dare libero sfogo agli allarmismi esagerati che accompagnano le campagne ecologiche di oggi, ma con una tenerezza di fondo che non spegne mai (anzi riesce a ravvivare) la fiamma dell’importante messaggio che porta con sé. In questo senso Ben Cash, Capitano della famiglia, risulta davvero Fantastic.
Voto Autore: [usr 3,5]