Una delle grandi stelle di questo Florence Korea Film Fest è stato l’asso del cinema asiatico Bong Joon-ho. Il regista è stato accolto con una grande standing ovation nel cinema di Firenze La Compagnia. Dopo una breve presentazione e la consegna da parte del sindaco Dario Nardella di un riconoscimento cittadino, Bong Joon-ho ha ripercorso le varie fasi della propria carriera, iniziata nel 2000 con Peullandaseu-ui gae e consacrata internazionalmente nel 2019 con Parasite.
Di seguito alcune delle dichiarazioni del regista.
Le prime scoperte cinematografiche di Bong Joon-ho
L’intervista è partita facendo un passo indietro di qualche decennio, alla scoperta dei primi amori cinematografici dell’autore.
“Spesso mi soffermo a parlare di due grandi Capolavori, Ladri di biciclette e Psyco. Entrambi li ho visti prima dei 10 anni. Quando vidi il film di Vittorio De Sica non sapevo nulla dell’importanza del cinema di De Sica o del Neorealismo, ma qualche tempo addietro mi venne rubata la mia prima bicicletta, regalatami il mese precedente. Questo mi fece empatizzare subito con il film, e ad oggi lo ricollego ancora a quel fatto. Invece per Psyco è stato uno schock, non sapevo nulla sulla storia e mi colpì molto a livello visivo. Nonostante il film fosse in bianco e nero, ricordo ancora il sangue di colore rosso”.
Song Kang-ho e Park Hae-il
“L’attore Song Kang-ho non è solo un attore, è una fonte di ispirazione. Nel film Parasite, prima di finire la sceneggiatura avevamo già finito i casting, quindi ci sono state delle influenze. Nella scena del climax c’è questa azione che in realtà potrebbe suscitare molte problematiche, ma la sua realizzazione è stata però possibile grazie allo stesso Kang-ho”.
“Per quanto riguarda invece Park Hae-il, quando lo scelsi per Memories of Murder era davvero meraviglioso. Bello e con gli occhi da cerbiatto, una sorta di psicopatico che sa di sapone. Credo che anche lui si diverta ad avere quest’immagine duale. Proprio per questa ambiguità molte persone che hanno visto Memories of Murder speravano fosse lui il killer. L’unico che potesse essere in grado di interpretare una cosa del genere era proprio Hae-il”.
Parasite e gli spazi
Gli spazi in Parasite sono essenziali. Le case sono viventi, dei veri e propri personaggi che si ribellano e parlano.
“Sì è vero, nel film il 90% delle scena avviene all’interno delle due abitazioni. Ci siamo impegnati parecchio per rendere vive le due case, specialmente la casa della famiglia ricca è tutto un set. Idem per i dintorni, il quartiere e la casa sotterranea”.
La capacità di Bong Joon-ho e del cinema sudcoreano di raccontare i drammi del proprio paese
Alla domanda riguardante la grande capacità del cinema coreano di ritrarre le disuguaglianze sociali del proprio paese rispetto agli altri (in particolar modo l’Italia) il regista Bong Joon-ho ha risposto cosi:
“Non saprei, essendo io una singola parte del cinema coreano, essendo io parte della foresta non vedo la foresta. Sotto questo profilo mi piace davvero tanto Alice Rohrwacher, ho amato moltissimo il suo film Lazzaro felice. Anche ai tempi in cui studiavo cinema ho visto tanti autori che parlavano di politica: Elio Petri e Marco Bellocchio su tutti”