Sono mesi e mesi che tutto ciò che ruota intorno a Biancaneve (qui le prime reazioni) di Marc Webb attira istantaneamente l’attenzione di pubblico e media. L’ultima notizia indirizza i riflettori su quella che potrebbe la miccia capace di far scoppiare una diatriba interna alla produzione. Jonah Platt, figlio del produttore del film Marc Platt, ha additato Rachel Zagler come causa dello scarso successo di Biancaneve al botteghino. Secondo Platt la Zagler avrebbe peccato di troppo “narcisismo”, trascinando la “sua politica personale nel mezzo della promozione di un film”.
Jonah Platt è noto soprattutto come conduttore del podcast Being Jewish e al pubblico cinematografico e televisivo per il suo ruolo in due episodi in Uncoupled di Netflix e per la sua interpretazione di Tip Tribby in Being the Ricardos. Recentemente aveva postato una risposta, poi cancellata, a un commentatore di Instagram che aveva voluto condividere una curiosa notizia. Secondo quanto trapelava da essa, il padre di Platt sarebbe volato a New York City per “rimproverare” Zegler durante il ciclo promozionale del film. Il motivo dell’incontro tra Marc Platt e Rachel Zagler sarebbe stata la volontà, poi fallita, di far cancellare all’attrice un post sui social media che recitava “and always remember, free palestine”.
Il commento di Jonah Platt
Di seguito il commento di Jonah Platt indirizzato alla protagonista di Biancaneve.
“Sì, mio padre, il produttore di un’enorme proprietà intellettuale della Disney con centinaia di milioni di dollari in ballo, ha dovuto lasciare la sua famiglia per attraversare il Paese e rimproverare la sua dipendente ventenne per aver trascinato la sua politica personale nel mezzo della promozione del film per il quale ha firmato un contratto multimilionario per essere pagata e fare pubblicità”, ha scritto Jonah Platt. “Questo si chiama responsabilità adulta e responsabilità. E le sue azioni hanno chiaramente danneggiato gli incassi del film”.
“La libertà di parola non significa che ti sia permesso di dire quello che vuoi nel tuo lavoro privato senza ripercussioni”, ha continuato Platt. “Decine di migliaia di persone hanno lavorato a quel film e lei ha dirottato la conversazione per i suoi desideri immaturi, a rischio di tutti i colleghi, la troupe e gli operai che dipendono dal successo di quel film. Il narcisismo non è qualcosa da coccolare o incoraggiare”.
Martedì, Variety ha riferito che Platt ha incontrato nuovamente la Zegler dopo che questa aveva postato “Fuck Donald Trump” e “May Trump supporters … never know peace”. Sembra inoltre che la Disney abbia contattato un professionista per controllare l’operato della Zegler online.
Commentare quanto sta accadendo non è affatto facile. Cadere in semplicismi risulterebbe troppo comodo. Da un lato sicuramente vi è l’indignazione verso un sistema lobbistico che continua a imperversare, imponendo le proprie regole, dall’altro forse si sarebbe più credibili, rifiutando a prescindere i dettami di questa realtà e non solo dopo aver soddisfatto le proprie tasche. In un certo senso questa storia potrebbe riguardare un po’ tutti noi. Bisognerebbe rifletterci.