Un mercato con leggi proprie
Le Aste del cinema, riferite ovvero alla vendita di oggetti di scena e non solo, sono un argomento poco dibattuto e conosciuto che fa comprendere di certo quanto quella in questione sia una vera e propria industria. L’ultima notizia relativa a un folle acquisto è arrivata di recente, con la clessidra del Mago di Oz che è stata “battuta” per circa 495 mila dollari.
L’attenzione verso le aste riguardanti la settima arte è quindi schizzata alle stelle e c’è voglia di saperne di più su questo fenomeno di nicchia che è, al contempo, particolarmente redditizio. Fa storcere il naso pensare a un settore produttivo così in crisi (causa pandemia) eppure i cimeli che sono legati all’arte visiva riscuotono un enorme successo di pubblico (e di mercato).
Difficile proporre un canone di riferimento che possa classificare il valore di un’opera. Per molti spettatori un’asta del cinema è un qualcosa che si attiva su semplice richiesta, o che comunque nasce sulla base di un bisogno momentaneo (diciamo anche capriccio). Gli oggetti di scena invece assolvono una funzione molto più nobile di quanto si possa pensare: in alcuni casi circondano solo i protagonisti dando quel corredo che permette a una scena di essere gestita al meglio e di dominare con un impatto visivo ricercato.
Dall’altro, invece, un cimelio appartenente a un film può essere parte integrante del cast e dare un senso vero e proprio all’opera (come si trattasse di un personaggio aggiuntivo). Basta pensare al famoso pallone “Wilson” che Tom Hanks assume come suo compagno di sventura in Cast Away. E ancora, ci sono degli oggetti di scena che partecipano alla costruzione del personaggio, senza i quali dunque lo stesso non sarebbe capace di prendere forma. Su tutti, vanno ricordati la frusta di Indiana Jones e i pezzi di asciugamano che Marlon Brando si era ficcato in bocca per simulare la parlata da mafioso ne Il Padrino.
Si diceva della quasi impossibilità di stilare una lista di criteri che vadano a stimare il valore di un bene che parteciperà a una delle aste del cinema. Le case d’asta hanno un loro proprio modo di procedere ma recenti studi confermano che il mercato cinematografico, anche in fatto di memorabilia, nasce sulla base dei gusti dello spettatore.
Quindi sarebbe il successo di un film a portare un oggetto a una valutazione elevata o meno e la sua futuribilità nel tempo sarebbe commisurata alla capacità del titolo di rimanere nei cuori della gente. Se un film, ad esempio, riuscisse a generare un introito da merchandising corposo, anche gli oggetti di scena avrebbero una valutazione economica consistente e duratura. Basti pensare al caso di Harry Potter che vanta i cimeli più costosi di tutti e che anche in fatto di mercato ludico è un player gigante (i Lego della saga del maghetto sono tra i beni dell’usato che più si sono rivalutati nel tempo).
Aste del cinema – Gli oggetti di scena più costosi di sempre
Per la disamina degli oggetti più costosi delle aste del cinema si parte addirittura dal 1932, l’anno in cui fu prodotto un cult assoluto, La Mummia. Il poster originale dell’opera fu il primo dei cimeli a superare il milione e subito fece capire l’andazzo di un mercato che coinvolgeva grandi investitori (perché di investimento si tratta).
Sotheby’s fu la prima casa d’asta a lanciare un segnale e una traccia da seguire per il futuro, anche se (come detto poc’anzi) il valore di un cimelio di scena poco ha a che fare con il valore intrinseco dell’oggetto in sé. Facendo un paragone, infatti, con la mitica Aston Martin di Sean Connery (quella appartenente al franchise di 007) l’autovettura raggiunge “solo” i 4 milioni di dollari. Nonostante la portata della spesa, è chiaro che paragonata a una semplice locandina, il valore di mercato sembra essere ben sproporzionato.
Negli anni quindi, l’asta del cinema ha costituito un microcosmo economico a sé stante, con dinamiche volatili e struttura poco certa. I memorabilia hanno quindi assunto un corpus monetario diverso e di seguito ne verranno indicate alcune (quelle che rappresentano un unicum in fatto di cimelio battuto all’asta).
E per ricollegarci a un cimelio sopra segnalato, si parte con la spada laser di Luke Skywalker che, in un’asta del cinema risalente al 2008, è stata portata a casa per una somma di 240 mila dollari. L’arma appartiene alla scenografia dei film quarto e quinto (pertanto uno dei primissimi esemplari di spada Jedi, se non il primo in assoluto). Sempre in tema di spade, sorprenderà sapere la spada di Aragorn impugnata nel terzo capitolo della saga de Il Signore degli Anelli, ha riscosso ancora più successo monetario, arrivando a costare quasi il doppio (lo scontrino segnava infatti 437 mila dollari)
Continuando, vale la pena indicare l’abito indossato da Kate Winslet durante le riprese di Titanic. La vestaglia rosso porpora di Rose è stata battuta all’asta per circa 330 mila bigliettoni americani. Sono anche questi pochi soldi se si pensa a un altro capo d’abbigliamento battuto all’asta del cinema per ben 666 mila dollari: le scarpette rosse di Judy Garland del Mago di Oz hanno raggiunto questa folle cifra (come si vede, non è nemmeno una questione di dimensioni). Un vestito può valere molto meno di un paio di scarpe.
Si arriva infine alla top 10, dominata (c’è da dire) dalle automobili di scena: tra le più redditizie in assoluto troviamo la leggendaria Porsche di Steve McQueen, quella della 24 ore di Le Mans per intenderci, che ha sfiorato la soglia del milione e mezzo di dollari. A ridosso delle primissime posizioni ci sono poi la mitica Aston Martin di 007 e la Bat-mobile del 1955 (progettata sulla base della Lincoln futura) che sfiorano entrambe la vetta di cinque milioni di dollari. Come si può vedere non vi è una legge che regola il mercato delle aste cinematografiche ma solo varie regole non scritte che segnano il dominio del pubblico (più si desidera un oggetto, più questo avrà un prezzo lievitato).