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Alan Arkin è morto a 89 anni, Oscar 2007 per Little Miss Sunshine

Alan Arkin, attore di cinema e teatro, con la sua espressione tra il divertito e il disincantato, ma due occhi buoni, è riuscito per oltre sessanta anni a “calcare le scene”. Imprimendo ai suoi personaggi quella vena a tratti ironica e a tratti umana celebrata con l’Oscar al nonno Edwin.

Nostro padre era una forza della natura dal talento unico, sia come artista che come uomo” si legge nel comunicato rilasciato dalla famiglia per annunciarne la morte a 89. Dopo una carriera, e una vita, in cui tale forza e tale talento sono riusciti ad emergere.

Alan Arkin, un po’ di biografia

È nato a New York nel 1934 in una famiglia di chiari origine ebraiche. Con il trasferimento in California, il primo contatto con il mondo del cinema e lo studio della recitazione. L’esordio sul grande schermo è con Arrivano i russi, arrivano i russi del regista Norman Jewison, una storia in pieno clima guerra fredda declinato in chiave di commedia, in cui ha partecipato anche alla sceneggiatura.

Nel film del 1967 Gli occhi della notte è accanto ad una straordinaria Audrey Hepburn, che interpreta una donna affetta da cecità, in un thriller incalzante e che sembra ancora oggi molto moderno. Che incolla lo spettatore allo schermo e mostra tutte le capacità e sfumature dell’attore.

Alan Arkin ha avuto una vita sentimentale ricca, con tre mogli diverse, e ha avuto tre figli, che hanno seguito le sue orme: Adam Arkin, Matthew Arkin e Anthony Arkin. Ha legato il suo volto anche all’impegno sociale, partecipando a manifestazioni contro la guerra del Vietnam e a favore dei diritti civili.

Alan Arkin, le interpretazioni di successo

Tra i film di successo a cui ha partecipato, ricordiamo Edward mani di forbice del 1990, che ha visto l’esordio di Johnny Depp, Gattaca del 1997, di genere sci-fi, e Argo film diretto ed interpretato da Ben Affleck. Tutte partecipazioni che rivelano la poliedricità e la bravura di un “caratterista” d’eccezione.

Little Miss Sunshine ha segnato l’apice della sua carriera, trasferendo al pubblico il sapore agrodolce e assai poco patinato della famiglia americana nella realtà e fuori dagli stereotipi delle serie televisive.

Anche se probabilmente il cameo più dissacrante ed irriverente rimarrà il suo Norman Newlander nella serie originale Netflix Il metodo Kominsky, accanto a Michael Douglas. Un racconto il cui sottotesto neanche poco inespresso è la vita che sfugge di mano e la fatica per stare al passo e fare i conti con il proprio passato ed un presente dal breve futuro.

In controluce, un’analisi, ancora una volta divertita e divertita, come il suo sguardo, dell’ambiente della recitazione e della società moderna. In cui Alan Arkin ha vissuto senza tirarsi indietro e lasciando un segno.

Silvia Morghen
Silvia Morghen
Nata a Roma, con una Laurea in Economia alle spalle, una passione per cinema e serie TV, un amore viscerale e mai tradito per la Musica e per le Parole, pensate scritte e parlate, mi porta a cercare un punto di vista, un angolo di visuale, con i quali raccontare le cose da insider. O meglio, da infiltrata doc.

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